L’utilizzo di droni garantisce evidenti vantaggi economici e ambientali significativi. Consente di mantenere sicuri edifici e altri tipi di strutture operative e cantieri. Questo perchè ispezionare alcuni tipi infrastrutture può essere un lavoro lungo, noioso e talvolta pericoloso.
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Video Ricognizione Aerea - Archeologia - Tor Chiesaccia - Roma - Via Laurentina
Al decimo chilometro della via Laurentina, sulla destra direzione Roma, si innalza – isolato - un suggestivo rudere: si tratta di Tor Chiesaccia. Dal confronto con altri monumenti simili, la sua costruzione si può far risalire tra il XII e il XIII secolo. Si trovava ai margini dell’antica Laurentina, come rivelano alcuni basoli ancora sul posto e fu edificata su una tomba romana in laterizio, probabilmente del II secolo d. C. Il basamento è in schegge di selce di varie dimensioni, legate con malta. L’alzato è in scaglie di tufo e malta grossolana. All’interno c’era un unico ambiente per ogni piano. Si vedono ancora le feritoie e i fori dove erano alloggiate le travi di legno di sostegno per i solai.
La torre compare nella cinquecentesca carta di Eufrosino della Volpaia, sotto il nome di “Casaletto”, ed è raffigurata in una delle quattrocento carte del Catasto Alessandrino (XVII sec.), ridotta però a una semplice abitazione. Doveva far parte del sistema difensivo della campagna romana e la sua posizione piuttosto elevata (66 metri sul livello del mare) le permetteva di dominare una vasta zona e di allertare in caso di necessità le torri vicine, soprattutto Tor Pagnotta e la Torre del Sasso, ora scomparsa. Vicino alla torre è un edificio coevo, un’aula rettangolare absidata in tufelli regolari che conserva una lunga serie di alte finestre. Si tratta certamente di una chiesa e secondo il Martinori è stata proprio questa a dare il nome alla torre a alla tenuta circostante. La presenza della chiesa fa supporre che nella tenuta dovesse risiedere una vasta popolazione, soprattutto di contadini, che in caso di necessità poteva trovare rifugio nella torre. -
Video Ricognizione Aerea - Archeologia - Volta Apicale Torre Maggiore Pomezia
Svelata la volta apicale del monumento.
Il complesso di Tor Maggiore, situato in località Santa Palomba, è un monumento unico costituito da un'architettura difensiva medievale espressione del mirabile e, contemporaneamente, poco noto fenomeno dell'incastellamento verificatosi nella campagna romana.
Si tratta di un castrum dell'agro romano, sorto sui resti di un complesso romano nei pressi delle antiche vie Ardeatina e Satricana.
Il monumento è caratterizzato da un unicum tecnico: l'esistenza di ben due volte a crociera ancora conservate, la prima è quella sommitale mentre la seconda, al primo piano ha il compito di garantire la statica alla base del monumento e di dividere quest'ultima dai i piani intermedi in legno.
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Video Ricognizione Aerea - Archeologia - Torre Maggiore
Il complesso di Tor Maggiore, situato in località Santa Palomba, è un monumento unico costituito da un'architettura difensiva medievale espressione del mirabile e, contemporaneamente, poco noto fenomeno dell'incastellamento verificatosi nella campagna romana.
Si tratta di un castrum dell'agro romano, sorto sui resti di un complesso romano nei pressi delle antiche vie Ardeatina e Satricana.
Nel VIII sec. d.C. i papi promossero sull'intero territorio pontificio la realizzazione di un sistema di centri di produzione agricola, passati alla storia col nome di domuscultae, per sopperire alla fine dell'importazione del grano orientale dopo la conquista musulmana.
Sul sito di Tor Maggiore venne installata la domusculta dedicata a S. Edistius, culto locale di un soldato martirizzato ai tempi delle persecuzioni dioclezianee. Il complesso venne ricostruito nel XII secolo, ai tempi delle lotte baronali nella campagna romana, quando la grande famiglia dei Savelli, a cui appartennero i papi Onorio III ed Onorio IV, dominava l'intera zona dei Castelli Romani, la città di Albano e la zona costiera sottostante.
Il complesso presidiava con la sua mole e la sua imponenza le verdi e produttive colline ondulate della campagna romana proprio sotto il Castel Savello, quartier generale della nobile famiglia romana nei pressi di Albano ed oggi purtroppo quasi interamente scomparso.
Il sito è costituito da una cinta muraria merlata, da un edificio religioso e da una torre, che con i suoi 34 metri di altezza, è considerata dalle fonti fra le più alte ma soprattutto la più bella ed importante di tutta la campagna romana. Cento anni or sono, precisamente il 21 maggio 1914, lo Stato Italiano emise a difesa del monumento un vincolo monumentale apposto ai sensi della primissima legge di tutela dei beni culturali in Italia, la Legge Rosadi del 1909.
Nonostante la rocambolesca e fortunosa conservazione del monumento, scampato al passaggio delle truppe tedesche durante la seconda guerra mondiale e la conferma e successiva reiterazione del vincolo monumentale (nel 1917, nel 1920, nel 1940 e infine nel 1995), in tutti questi anni nulla di concreto è stato fatto per arrestare il secolare degrado delle murature e garantirne così la salvaguardia. Il monumento versa oggi in gravissime condizioni di conservazione.
La colossale frattura delle murature sul lato sud rendono questo monumento inconfondibile e poetico, vera e propria gloria dei mirabili artigiani che lo edificarono più di 800 anni fa, gigante silenzioso, testimone ferito della storia plurisecolare della Campagna Romana.
Ad oggi, il processo di fessurazione e cedimento delle murature è in costante aumento ed è necessario avviare una vera e propria lotta contro il tempo per scongiurare il crollo e la perdita di questo monumento, percepito già cento anni fa come un opera assolutamente unica ed irripetibile.
L'Università La Sapienza di Roma ha redatto uno studio di fattibilità per il restauro e la musealizzazione del monumento.
Nel novembre 2014 l'Associazione Latius Vetus, il Comune di Pomezia e l'Università La Sapienza di Roma hanno firmato un protocollo d'intesa per acquisire il monumento, salvarlo e renderlo fruibile grazie a un progetto di restauro.
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